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RICKENBACKER 620, Solo Beatles?

di Mirko Adami

RichCoverSi, lo ammetto; l’estetica e’ stata la cosa che mi ha colpito: innamorato perso. I gusti sono personali (vogliamo parlare di quanto e’ brutta / bellissima una telecaster?), ma non credo che si possa rimanere indifferenti davanti a queste curve.
Le finiture sono incredibili e la tastiera, in Caribbean Rosewood, ha un disegno da radica: sembra rubata dal cruscotto di una Jaguar d’epoca. La lucida verniciatura e’ sottilissima e, in controluce, si vedono gli attacchi dei legni. Le plastiche sono di qualità e la “R” forgiata in metallo e’ micidiale. Questa Rick monta standard le 10-46, e’ dotata di sellette indipendenti per ciascuna corda, ha un sofisticato sistema DUAL truss-rod e tuners molto validi. Il Risultato? La possibilità di avere un action rasoterra ed un’intonazione mostruosa su tutta la tastiera. Inoltre tiene l’accordatura in maniera ineccepibile e per giorni. Ma il setup deve essere fatto bene; il “trucco” e’ tenere il manico dritto come una freccia. Una volta fatto, abbassare il ponte per l’action desiderata e regolare l’intonazione.
Grazie alla forma del corpo poi, l’accesso ai registri alti e’ comodissimo.

Rick620 headstock closeupSe cercate dei demo su youtube di questa chitarra, 9 volte su 10 c’e’ un tizio che ci strimpella i Beatles. E’ vero, i Beatles hanno suonato ANCHE chitarre Rickenbacker, ma non questo modello (la famosa 360 12 corde di George e la 325 a scala ridotta di John – per citarne un paio). Se poi uno si fa un giro nei forum online, la “musica” cambia poco: un chitarra limitata nella palette sonora, una tastiera strettissima e difficile, poco sustain, costosissima, va bene per fare Beatles e poco altro. Fortunatamente la mia realtà e’ ben diversa.

Palette sonora limitata.

Rick620 front fullLa 620 monta pickups proprietari chiamati “high gain”. Il nome qui va posizionato nel passato. Non siamo di fronte a moderni magneti per fare metal: gli high gain (single coil) nascono, verso gli anni settanta, come evoluzione “hot” dei precedenti “toasters”, in risposta alla scena rock che chiedeva pickups di output alto per portare gli ampli in distorsione più velocemente. I poles per ogni corda sono regolabili in altezza, permettendo un efficiente fine-tuning. Direi che il tipo di output e’ tra un fender texas special e un p90 (giusto per capirci). I pickups sono controllati da cinque potenziometri: come cinque? ok, i primi quattro sapete già a cosa servono, veniamo al quinto.
Quando il selettore e’ sul pickup al manico, il 5 potenziometro agisce come un volume secondario ma, allo stesso tempo, applica una sorta di equalizzazione delle frequenze: il volume si alza si, ma le frequenze cambiano, il suono si apre, i medi saltano più fuori. Quando entrambi i pickups sono selezionati invece, agisce come una sorta di mixer tra i due segnali, creando un’infinita’ di nuances e bilanciamenti tra i due suoni, velocemente realizzabili. Quando solo il pickup al ponte e’ selezionato, il quinto knob non fa nulla. Questo quando usciamo in mono. Si perché’ la chitarra ha due uscite: una canonica ed una chiamata “Rick-o-sound”. In questo scenario, collegando un cavo stereo (splittato all’altra estremità), si possono controllare due diversi amplificatori: il pickup al manico “suona” in uno e il pickup al ponte nell’altro. Supponiamo di posizionare i due ampli in un setup da stereo; Il quinto knob in questo caso controlla il bilanciamento tra “destra e sinistra”: una sorta di “mixing pan”. Interessante. Selezionando solo uno dei due pickups invece controlliamo solo uno dei due ampli. Le possibilità sono tante: dallo suonare in effetto stereo controllando anche due tipi di ampli diversi, allo sovrapporre un suono distorto ed uno clean contemporaneamente, al collegare due catene di effetti diversi, ecc.
Rick620 bridge and pickup closeupMa torniamo alla timbrica.
Sul clean la chitarra e’ quasi hi-fi. Sembra un’acustica. L’attacco e’ pianistico. Le note sono bellissime, dolci ma forti: tavolta ricorda veramente un pianoforte, talvolta un fiato. Sul distorto la 620 cambia faccia: si arrabbia, fa il vocione. Il pickup al manico e’ blues, caldo, quasi “fuzz”, ma sempre con un che di cristallino: facendo un accordo si distinguono tutte le note. Con entrambi i pickups suona molto rock; il ponte e’ cattivo, quasi telecasteriano. Ma non e’ acida come la tele. In un certo senso, anzi, la 620 e’ l’opposto di una tele: E’ come se il pickup al manico “facesse il suono,” e quello al ponte donasse brillantezza. Se dovessi paragonarla ad una Fender sceglierei una JazzMaster. Costretto ad un solo aggettivo, direi melodica. Agendo poi sui toni e volumi si ottengono diversi tipi di sonorità, senza contare l’opzione del quinto potenziometro e dell’uscita stereo. MI chiedo se certa gente che scrive nei forum abbia veramente mai provato una 620.

Tastiera strettissima e difficile.

Rick620 fretboard closeupLa tastiera e’ tipo vintage. Io sono abituato con le tastiere delle telecaster tipo 60ies e non trovo ‘sta gran differenza. Inoltre la scala corta (alla Gibson) rende lo strumento anche più comodo. Il manico e’ interessante, mi ricorda un po’ quello di una Les Paul, ma più “quadrato”. Strano ma comodo, si impugna piacevolmente. La tastiera (così come tutta la chitarra) e’ lucidata in lacquer. Ora qui per alcuni può nascere un problema. Apparentemente questo tipo di finitura tende a “frenare”. A dire il vero a me non da nessun effetto nefasto, ma non sono un mostro di velocità. Bending? e’ difficile come lo e’ su (quasi) qualsiasi tastiera stretta vintage: un mezzo step o uno step intero non sono un grosso problema; più su’ e’ ardua.

Poco sustain.

Rick620 bridge and pickup closeupCome altre Ricks, la 620 ha una costruzione particolare. il manico non e’ avvitato, non e’ incollato, ma e’ un corpo unico che parte dalla paletta e si conclude al “sedere” della chitarra. Le parti alta e bassa del corpo vengono successivamente incollate. Quando si suona, la chitarra vibra tutta; emozionante. L’attacco delle corde e’ sospeso (tipo Casino). Questa peculiare combinazione genera un sustain galattico con una imbarazzante quantità di armoniche. No comment.

Costosissima.

Rick620 side fullOk, non costa poco. Ma costa meno di una Fender vintage reissue made in USA. E la Rick non solo e’ anch’essa statunitense ma, qualitativamente (a mio parere), e’ superiore alle produzione standard di Fender e Gibson (se parliamo di custom shop la cosa magari e’ diversa, ma lo sono anche i prezzi). E’ verniciata in lacquer ed a finita mano: Rickenbacker e’ una boutique factory e di tradizione (e dimensione) familiare. Utilizzano, da poco, i macchinari con il taglio al laser si, ma per la precisione della forma, non per aumentare la produzione: finiture e verniciatura infatti sono manuali e ci vuole una settimana per fare una 620. La custodia rigida e’ anche molto carina.
In quest’ottica, secondo me, e’ un affare.
Concludendo: La 620 e’ uno strumento eclettico che sa spaziare agilmente da territori blues-rock a jazz a pop. Finiture e materiali sono bellissimi, e’ intonatissima ed ha sustain da vendere. Se proprio devo trovare un difetto, cambiare le corde e’ veramente laborioso.

Solo per Beatles i miei stivali, la Rickenbacker 620 e’ un’autentica “rock machine”.

9 Comments

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  • Per prima cosa non posso che complimentarmi per questo post. E’ ben scritto, esaustivo, chiaro. Inoltre, da Rickenbackeriano incallito, condivido tutto quello che è stato scritto: dalla prima all’ultima virgola. L’esasperazione in Italia del versante puramente commerciale della musica (anche per quello che riguarda gli strumenti) ha di fatto reso queste splendide chitarre un vero e proprio “quid” incompreso dai più in particolare da chi vende strumenti musicali. Sono quindi chitarre poco note in Italia, poco comprese, poco utilizzate. Il loro potenziale è enorme e per lo più non sfruttato.
    Intanto devo dire che questa 620 è semplicemente bellissima: uno strumento a dir poco magnifico. Impossibile aggiungere altro. Inutile dire che il mio sogno è la 660…

    • Ciao Carmelo. Grazie.
      Comunque non e’ solo in Italia; E’ un problema quasi globale. Le Rick sono difficili da trovare (e provare) nei negozi. Le 620/660 sono poi anche le meno note di casa Rick. Si trovano in giro in solo alcuni negozi in US. A causa del Beatles-eco, in Inghilterra si vedono di piu’ in giro (a Bristol in un negozio ho visto tutta la gamma Rickenbacker esposta, compresa la bellissima 381v69 – una sorta di miracolo minore), ed a Tokyo c’e’ un fan-base molto pronunciato (non so esattamente il motivo, presumo sia utilizzata da qualche pop band locale). La scarsa reperibilita’, il fatto che Rickenbacker ha bassissimo marketing budget e dunque non fa advertising, non paga artisti famosi per suonare i loro strumenti (la casa madre poi, non ha nessuna intenzione di allargarsi) ed infine che gli unici “testimonials” di rilievo solo ancorati nel passato (Beatles, Who, Smiths, Petty, ecc- dimentichiamo per il momento che i Radiohead le usano spesso-) proiettano un’immagine completamente distorta di quello che sono veramente questi strumenti.

  • Mi piacerebbe mettere su un video demo di questa chitarra…. ma sono in fase di trasloco dal vecchio appartamento al nuovo…. dunque delirio….

    in ogni caso ho trovato un demo “blues” della 620 accoppiata ad un vibrolux….

  • Si bell’articolo da parte di uno che ama la 620 e le Rik,indubbiamente….,ma ci sono delle caratteristiche che sono SUE e che la rendono “particolare” nellla playability e nel suono… -Ok per la bellezza del Cb.Rosewood ,ok per il doppio T.R. che solo negli ultimi anni anno modificato per avere + efficienza d’azione(vedi i bassi 4003….,di 4001 con manici distrutti ne ho visti a decine),I pickups sono come costruzione un po simili al P90 con una bobina larga e bassa -espansioni polari passanti o magnete passante e per il 4001 al ponte magnete costruito con impasto di Gomma/plastica magnetica. Gli avvolgimenti High Gain sono ottenuti saturando di filo il vecchio supporto in plastica originario,infatti delle volte ho dovuto riavvolgere dei p.u. RIK poichè il filo,costretto dallo scotch che si era contratto era stato “sputato” fuori e perciò rotto. Non ho notato particolari differenzazioni in Ohm frà neck e bridge perciò la caratteristica che suoni di + il manico e il ponte gli da la spunta acuta ci può stare.Perciò in generale non paragonabili a Fender … La tastiera secondo il mio parere non è paragonabile a nessua altra chitarra… piccolo e stretto e quasi di forma rettangolare,scala corta,il manico alto rispetto al fronte corpo rendono le Rik delle chitarre scomode per l’utilizzo solistico…,ricordare un L.P. ma un po quadrato mi lascia….,interdetto.Per il sustain no problem…RIK secondo mè e la ditta che costruisce in maniera + vintage di tutta la produzione al mondo…le sellette dei suoi ponti sono in alluminio e spesso si vedono i colpi di lima per gli adattamenti…. Costosissima? Con una catena produttiva paragonabile agli anni 70″ non ho dubbi per gli elevati costi di produzione…ciao BaccoGuitarLab

  • Ciao Bacco, grazie del tuo commento.
    Il manico e’ molto particolare si, non ho trovato “nulla di meglio” per descriverlo….
    E’ difficoltosa per gli assoli? probabilmente, come dici tu, meno comoda di altre (nasce come chitarra ritmica), questo ovviamente non significa che non si possano fare.

    Ogni strumento ha sue peculiarita’ e difficolta’. Ogni modello a prescindere dal brand ha sempre pro e cons e bisogna adattarsi. C’e’ chi per abitudine, per forma delle mani, per postura, per tocco sulle corde, ecc che trova piu’ “facile” suonare uno specifico modello rispetto ad un’altro. Comunque si, e’ una chitarra con una forte personalita’, con una suono suo (diverso da Gibson o Fender): personalmente trovo in questo una ventata d’aria fresca.

    Vorrei chiarire il mio punto sul paragone col mondo Fender (non vorrei che fosse frainteso).
    Quando ho avuto modo di provare una JazzMaster ho percepito un rapporto simile tra i due pickups. Il suono e’ diverso ovviamente.

    Ogni “tool” ha un suo valore espressivo. La 620 e’ e suona come una Stratocaster? no, cosi’ come il contrario; e meno male.

    In generale, sono diffidente delle recensioni. Ma vanno prese per quello che sono: esperienze e percezioni personali. Ero in effetti combattuto se scrivere o meno una mio “take” su questa chitarra. Quello che mi ha spinto e’ il fatto che vengono spesso enfatizzati lati negativi e preconcetti su questo strumento, e non mi sembrava molto corretto.

  • Mi permetto di aggiungere ancora qualche commento su questo importante post. Considerato che queste chitarre sono pressochè ignote nella quasi totalità dei musicisti e rivenditori, in questo caso italiani, direi che avere la possibilità di conoscere l’esperienza di chi possiede uno strumento del genere sia a dir poco preziosa. In questo senso ho inteso il tuo contributo: una condivisione di esperienze piuttosto che, come dici tu, una recensione tecnica-tecnologica nel vero senso della parola. Io sono solo un musicista – un polistrumentista per la precisione – per cui non so nulla elettrotecnica o di elettronica. Una chiatarra mi piace per quello che è nella sua totalità: suonabilità, manegevolezza, versatilità. Del resto non mi interessa più di tanto. Possiedo varie chitarre che ho sempre scelto con questo criterio: anzi, un po’ alla Harry Potter e la sua bacchetta, mi pare che sia quasi la chitarra a scegliere il chitarrista piuttosto che viceversa. E’ un feeling che non so spiegare: ho scartato chitarre di grandissimo valore (e prezzo) e magari mi sono appassionato a chitarre che molti snobbano (è il caso ad esempio della mia Epiphone Casino cui non rinuncerei per tutto l’oro del mondo).
    Per tornare alle Rick, visto che spesso sono introvabili, è importante sapere il parere di chi le possiede: spesso bisogna acquistarle in giro a scatola chiusa, senza poterle provare, e su certi aspetti, come hai fatto correttamente tu, è bene mettere in chiaro alcuni punti. Come ho già scritto, mi piacerebbe mettere le mani su una 660 che in Italia non ho mai visto: vista la similitudine con la 620, i tuoi commenti mi sono molto utili.
    Io posseggo una Rick 360/12 di cui posso dire tutto il bene di questo mondo – in primo luogo sulla qualità costruttiva impareggiabile -, ma ho potuto constatare che molti chitarristi (anche esperti) l’hanno presa e o l’hanno appesa al chiodo o rivenduta perchè non riuscivano a suonarla. Altri, come il sottoscritto, ne hanno fatto il loro strumento principale (ho altre 4 chitarre elettriche).
    Chiunque può suonare una Strato (ed è per questo che tutti i pischelli la vogliono), una Les Paul è più selettiva: pochi possono suonare una Rick: e non è solo una questione di soldi… Non è certamente una chitarra che attacchi il jack e vai
    Comunque torno a dire che questo post, nonchè i vari commenti che stanno emergendo, sono una preziosissima fonte di informazioni e di opinioni (e pertanto ovviamente opinabili) altrimenti difficilmente reperibili altrove. Grazie ancora.

  • Ciao! Innanzitutto bellissima chitarra, davvero!! Ed è stata presentata molto bene… complimenti! Ti scrivo perchè avrei bisogno di alcuni chiarimenti e spero di aver azzeccato la persona giusta. Mi spiego: io ho una Rickenbacker 450 del 1999, chitarra spettacolare e dal timbro semplicemente unico e rara da trovare (credo proprio di essere stato molto fortunato). Ho la chitarra da circa tre mesi e da quando l’ho presa, credo che abbia un problemino sul tenere l’accordatura; ogni volta che faccio un bending mi si scorda sempre la corda piegata quasi di un semitono. Quindi la riaccordo nuovamente e sempre la solita storia… mi sono accorto inoltre che il Sol è la corda che si scorda più facilmente rispetto alle altre. Premetto che non faccio molti bending ma ogni volta che cambio canzone un po’ mi scoccia stare a riaccordare la chitarra… specialmente quando suono live.
    Se sapresti gentilmente darmi dei consigli su come agire te ne sarei molto grato!
    Grazie !

  • Condivido in pieno quello che hai scritto…le chitarre Rickenbacker, come i bassi, sono bellissime ed hanno un suono personalissimo e per quanto riguarda la liuteria sono impareggiabili…ma non sono di moda e la maggior parte dei chitarristi, anche famosi, preferisce stare nel branco usando soprattutto la solita chitarra di ordinanza (leggi fender stratocaster)per un totale appiattimenti di timbri e suoni. Io suono il basso e quando nel lontano 1975 ho avuto in mano il mio primo 4003 ero emozionato dalla testa ai piedi…ne ho posseduti 3 e adesso ho un bellissimo 4004cii…basso bellissimo….come bellissimo è anche stare un po’ fuori dal branco.