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DV Mark Little Jazz, non solo Jazz

DV_LITTLE_JAZZPur considerandomi un chitarrista Ampless non posso che constatare che lo spazio che in casa dedico alla strumentazione sta diventando sempre piu’ occupato da amplificatori, e per qualche strana ragione che non so spiegarmi si tratta di amplificatori molto particolari e poco comuni, forse lo stesso spazio potrei occuparlo con una bella plexi e 4×12 e forse alla fine anche la cifra di acquisto sarebbe equivalente. La mia collezione annovera un rarissimo Crate Power Block, un Tech21 Power Engine 60, un Pignose 7-100, un VHT Special 6, un Laney IronHeart IRT-Studio (di questi due a breve una recensione) ma quello di cui sono piu’ orgoglioso e’ il DV Mark Little Jazz.

Perche’ ne sono orgoglioso? perche’ anche lui come me e’ un Italiano in Cina!!! e di fatti l’ho comprato senza provarlo quasi solo per fatto che fosse Made in Italy, e che fosse possibile comprarlo in Cina. Ho un debole per gli amplificatori leggeri e potenti, non sopporto l’idea di avere un amplificatore che solo l’idea di spostarlo mi faccia passare la voglia di suonarlo (questo e’ il motivo per cui forse non ho una plexi con la sua 4×12). Non sono un Jazzista, non vesto giacche di velluto con le toppe sui gomiti e l’ultima volta che ho suonato un accordo diminuito l’Italia vinceva i mondiali di calcio… e quindi perche’ ho preso un amplificatore che si chiama Little Jazz?

Il peso contenuto, l’ho detto e lo ribadisco, amo gli amplificatori leggeri e qui siamo intorno ai 7 Kg. La Potenza, 45 Watt e il fatto che fosse PULITO fino alla fine corsa del master.

A Fine 2013 ho contattato il distributore cinese (basato ad Hong Kong) di DV Mark, il Litte Jazz non era ancora arrivato a loro e l’attesa e’ durata fino a giugno 2014 quando con una mail mi comunicavano che era finalmente in stock, al cambio di allora l’ho pagato circa la stessa cifra a cui e’ venduto in Italia e quindi il capriccio di avere un ampli italiano in Cina non mi e’ costato piu’ di tanto.

Esteticamente e’ proprio bello, e li si vede il tocco italiano. e’ un cubo di 30cm di lato, ricoperto in un tolex bianco panna con gli angolari fatti in cuoio nero. Le prime versioni di cui circolavano foto e video in rete avevano angolari in cuoio, maniglia manopole e grafica rosse, il mio e quelli attualmente in produzione sono invece con questi particolari neri. La qualita’ percepita e’ alta, migliorerei solo le giunzioni del tolex.

Passiamo alla parte piu’ importante, il suono.

Fa fede a quello che promette, pulito fino a fine corsa e tanto volume. Quello che e’ chiaro fin dalle prime note che gli si fanno emettere e’ che ha un timbro molto caratteristico, non e’ lineare e trasparente come un ampli FRFR ma sicuramente non e’ un valvolare, la sua natura a stato solido e tutta rappresentata nel suo suono. Il timbro e’ caldo e i controlli dei toni permettono di scolpirlo ulteriormente, in particolare il controllo dei medi ha un effetto molto marcato, L’attacco e’ rapido e definito e ha una gamma dinamica molto ampia.

La cosa impressionante e’ che nonostante le dimensioni, 8 pollici, il cono riproduce i bassi fedelmente e il tutto non risulta assolutamente inscatolato come di solito risultano amplificatori di queste dimensioni.

Sul pannello posteriore troviamo l’uscita per cassa esterna, l’uscita DI e cuffie (senza simulazione di cassa) e un pulsante per disattivare lo speaker esterno.

dv-mark-dv_little_jazz_2Collegando il Little Jazz ad una cassa esterna il suono guadagna in dispersione, il cono interno soffre un po’ di direzionalita’, l’uscita DI senza simulazione di cassa permette di mandare il segnale al PA ed eventualmente scolpire il suono tramite l’equalizzazione del Mixer e se da una parte la mancanza di simulazione puo’ essere vista come un meno, per altri questo potrebbe essere un piu’ il non avere filtri prestabiliti che ne colorano il suono.

E se ci si volesse mettere un overdrive nell’input? perche’ no, ma attenzione che e’ un ampli che non perdona, e’ una lente d’ingrandimento che evidenzia pregi e difetti, e quindi un bell’overdrive suona bene, ma una ciofeca non viene certo nobilitata. Essendo a transistor bisogna stare attenti a non mandare in clip il preamp e quindi piano con il level anche se c’e’ da dire che boostando leggermente il segnale non ci sono problemi e si guadagna molto in definizione del suono.

Il riverbero e’ molto bello, almeno al mio orecchio, puo’ essere settato leggerissimo ma anche ad arrivare a sonorita’ surf e rockabilly, e al massimo presenta quasi un leggero effetto shimmer con armonici che si sommano al suono principale.

Non e’ un ampli per fare tutto, la versatilita’ non e’ la sua caratteristica principale, ma certo non e’ solo un ampli da Jazz, con un overdrive e un delay nell’input puo’ andare a coprire anche un po’ di Rock e Pop e sicuramente in tutti quei contesti dove serve un suono pulito e’ dove puo’ brillare.

DvMark produce anche la versione con cono da 12 pollici ed e’ stata recentemente presentata la musikmesse 2015 anche una versione con due coni da 12 pollici.

2 Comments

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  • Ciao Matteo,
    ho acquistato una yamaha silent guitar corde di nylon che nelle situazioni serie collego al kemper o direttamente al jam150.
    Per portarmela a spasso utilizzo invece qualcosa di veramente trasportabile (a pile peraltro), ovvero il mio vecchio Roland Cube RX (che utilizzavo per la tele).
    Il suono che ne esce (pensavo peggio) non è poi così malaccio, ma nemmeno niente di che.

    Per pura curiosità mi chiedevo come rende il suono di una chitarra con corde di nylon sul dv mark. Hai mica fatto delle prove in questo senso?

    Fulvio

    • Ciao Fulvio,
      non ho provato con le corde in nylon ma ho provato con la mia silent con corde in metallo, ma il DV mark non suona un gran che bene. Per amplificarla mi trovo benissimo con il Fishman Loudbox Mini, piccolo, leggero e con un gran suono e volume. Per qualcosa di veramente trasportabilissimo la silent con il Yamaha thr 10 e’ la morte sua, oppure c’e’ anche il THR5 specifico per acustica. questa e’ ottima soluzione per suonare a casa con un gran suono ma anche in piccoli contesti