Iron Maiden Musica

Iron Maiden Discography – Part 5

di Alessandro Alviti

iron_maiden_logoSiamo negli anni ’90. I Maiden, orfani del dimissionario Adrian Smith, perdono una delle loro menti creative per eccellenza. La sostituzione con Janick Gers, già solista negli album solisti di Dickinson, crea scompiglio nei fan per il modo molto sporco di suonare e per una tecnica decisamente scarsa, che mal si confaceva con le trovate melodiche ed epiche del predecessore i quale aveva tracciato proprio negli ultimi due album la nuova strada da percorrere. Il risultato sono due dischi contrapposti. Gli ultimi due del frontman, che lascerà la band dopo i fasti dei tour del ’93.

 

1990 – No Prayer For The Dying

album_no_prayer_for_the_dyiIl nuovo decennio e la spinta del formato digitale con i CD, che piano sostituiscono il classico vinile, costringono molte band ad allungare le track list, da una parte non più costretti dal tempo ridotto della divisione in due lati dall’altra per un innalzamento dei prezzi generali del prodotto.
Le case discografiche chiedono quindi più tracce, dipanate in più tempo, come a giustificare nella durata totale il lievitamento dei prezzi.

Questo in buona parte sarà indicativo della diminuzione di qualità espressa negli album stessi?
Una cosa è certa: se è vero da un lato che l’eredità mal sostituita di Smith è stata una scusante per questo album, dall’altra le 10 tracce che lo contengono, spalmate in un full-length privo tra l’altro della suite alla quale ormai gli Iron ci avevano abituato, la dice lunga sulle scelte discografiche a dir poco contestabili.

Brani che solitamente non avrebbero trovato posto in precedenti lavori qui la fanno da padrona, come a voler riempire spazio a vuoto, direi.
Così dopo una opener che più anonima non si può e che verrà considerata addirittura una delle tracce migliori
dell’album, trattasi di Tailgunner, troviamo una banalità come Holy Smoke, hard-rock semplice e banale, senza particolarità, sarebbe andato bene come B side di qualche buon single, ma forse nemmeno così.

bequickorbedeadSi passa allora alla terza traccia, title-track: qualcosa cambia, qualche buon riff, tastiere che avevano cambiato il sound della band nei precedenti lavori, ma qualcosa non va, il giocattolo sembra rotto.
L’ibrido tra l’ultima strada tracciato ed un tentativo di ritorno al nudo e crudo di Killers non funzionano. Ma il riff guida di questo brano ricorda qualcosa. Guardando al futuro sarà infatti completamente ricopiato su un brano di maggior successo del successivo album: Fear of the Dark, per l’appunto.

Niente di che anche la successiva Public Enema Number One mentre Fates Warning pare già diverso dalle precedenti tracce, con intro di tastiera ed una strofa un po’ più accattivante ed un bridge decisamente prog. I soli non sono affatto male (tranne il primo…Gers?). Incalzante il ritmo di Assassin, che almeno nella strofa rende bene l’idea. Poi però il ritornello risulya abbastanza ridicolo, purtroppo, mentre gli stacchi sono in perfetto stile Maiden.

Tralasciando le altre tracce, una parola a parte va al brano Bring Your Daughter…to the Slaughter, primo single dei Maiden ad arrivare al primo posto delle chart inglesi. Il motivo di questo successo in un album così anonimo è da spiegare dal fatto che la traccia, scritta da Dickinson per un album solista, fu imposta da Harris ad essere inserita in questo album, che ne fece sostanzialmente innalzare le vendite evitando di essere un completo fiasco. Anche dal vivo è un brano che fa la sua porca figura, su tutte consiglio quella presente su A Real Live One del ’93.

Tornando ad un’analisi generale: il calo di espressività vocale lascia un po’ basiti, Dickinson non è in gran forma. Su questo album salverei il sempre grande Nicko che alza un po’ almeno il livello ritmico. Mai amato dai fans, ma oggettivamente il più scarso dalla nascita della band. Purtroppo sarà solo il primo atto di un declino annunciato…

No Prayer For The Dying Tracklist:
1. Tailgunner (Harris/Dickinson)
2. Holy Smoke (Harris/Dickinson)
3. No Prayer for the Dying (Harris)
4. Public Enema Number One (Murray/Dickinson)
5. Fates Warning (Murray/Harris)
6. The Assassin (Harris)
7. Run Silent Run Deep (Harris)
8. Hooks In You (Dickinson/Smith)
9. Bring Your Daughter…to the Slaughter (Dickinson)
10. Mother Russia (Harris)

Line-up

* Steve Harris – Basso
* Dave Murray – Chitarra
* Bruce Dickinson – Voce
* Niko McBrain – Batteria
* Janick Gers – Chitarra

1992 – Fear Of The Dark

iron_maiden_fear_of_the_darConsiderato da molti l’ultimo grande album della band, riscuote un successo mondiale, grazie soprattutto ai single eppoi dai ben tre album live che seguiranno due tour mondiali infiniti e tra i più seguiti della storia dei Maiden.
Fear of the Dark segna anche l’ultimo disco di Dickinson alla voce e la fine di un periodo d’oro.
Le prime tre tracce confermano l’ottima qualità, mancata nel precedente: diventano tutti e tre famosi single con tanto di video mandato a cannone su MTV, cosa alquanto insolita per una band metal, che porterà ulteriore fama e successo a Eddy & Co!

Per la prima volta la copertina non sarà firmata dal famoso Derek Riggs, inventore di Eddie TH e che mancherà ai fan più accaniti negli anni futuri.
Il passaggio dal vinile al CD così farà perdere una dei momenti più belli per un amante della band: la ricerca di elementi di richiamo nascosti nelle stupende copertine, vere e proprie opere d’arte tanto da essere considerate da molti tra le migliori e famose mai concepite nella storia della musica!

L’album apre con una granitica Be Quick or Be Dead: brano velocissimo e schiacciasassi, un power-metal ben concepito. Segue From Here to Eternity, molto Ac/Dc oriented, ma che riscuoterà molto successo, grazie al suo ritornello ruffiano.

Afraid To Shoot Strangers può considerarsi il momento più alto dell’album: molte tastiere, un intrecciarsi di riff molto belli, un ritorno ai fasti di Seventh. Il brano però è un vero clone, come già accennato della title track del precedente No Prayer For The Dying, ma non c’è paragone.

gersForse ad Harris erano piaciuti particolarmente i riff di questo brano ed ha deciso di spalmarmi su questo album, il riff portante è paro paro al ritornello la struttura e la base sono la copia carbone di FotD.

Fear Is The Key è un brano che non ha avuto lo stesso successo dei precedenti ma che merita comunque una menzione: l’ottimo utilizzo di scale armoniche, un trascinante hard rock che riporta, soprattutto dal cantato, ai Led Zeppelin, senza scimmiottamenti. E’ molto azzeccato, un bravo per questa volta a Gers, che almeno come compositore dà un contributo ragguardevole alla riuscita di alcuni brani.

Childhood’s End è sotto di un gradino come livello compositivo, ma si lascia andare ad un bel binomio ostinato di batteria e basso e il solito riff su tre accordi che apre al solito collaudato schema.
Wasting Love, brano forse destinato ad un album solista di Bruce, resterà nella storia dei Maiden per essere l’unica love ballads mai pubblicata e che riscosse enorme successo come single in quegli anni. Nonostante l’ondata di critiche dei fans, risulta un brano semplice nella struttura (come tutti d’altronde) e nel testo, ma ben fatto perchè, se da un lato apre troppo alla melodia, dall’altro apre a un ritornello disperato che richiama in parte vecchi brani di Piece of Mind. Diciamo una Tears of the Dragon in tono minore, per intensità ed intenti!

live_album_93The Fugitive: ispirata all’omonima serie televisiva introdotta da una buona e particolare parte strumentale. Accattivante il ritornello, segue la linea tracciata dagli altri brani senza infamia nè lode. Stesso dicasi per le due tracce successive.
Un particolare plauso a Judas Be My Guide che, a mio parere, poteva diventare tranquillamente un single di grande successo. Forse un po’ “politically incorrect”, dato il testo esplicitamente anti ecclesiastico del titolo, ma superiore per intensità e il martellante ritornello alle due opener.
Last but not least la title-track la suite dell’album, brano di punta, una delle hit più famose della loro storia. Brano che parte molto lento, ottimamente arpeggiato, che esplode in un corollario di riff come i Maiden comandano. Da cantare a squarciagola a tutti i concerti. Almeno Dickinson ci lascia con una della sue performance migliori!

Finisce così la prima era Dickinson prima della reunion del nuovo millennio. Per molti la fine della band.
Da menzionare però assolutamente i live registrate durante le ben due tournè che seguirono quest’album, cioè Live in Donington e il ben più famoso A Real Live One, che comprende ben 6 tracce (su 11 in totale) estratte da Fear of the Dark e altre estratte dall’86 in poi, e A Real Dead One con ben 14 classiconi, una sorta di riedizione di Live After Death, ma con diversa scaletta.

Album rimestarizzati e riuniti qualche anno fa in unica soluzione dal titolo poco originale: A Real Live Dead One che considero però a livello qualitativo e di potenza il secondo miglior Live album degli Iron Maiden dopo l’inarrivabile LAD.

Fear Of The Dark Tracklist:
1. Be Quick or Be Dead (Dickinson/Gers)
2. From Here to Eternity (Harris)
3. Afraid To Shoot Strangers (Harris)
4. Fear Is The Key (Dickinson/Gers)
5. Childhood’s End (Harris)
6. Wasting Love (Dickinson/Gers)
7. The Fugitive (Harris)
8. Chains of Misery (Murray/Dickinson)
9. The Apparition (Harris/Gers)
10. Judas Be My Guide (Dickinson/Murray)
11. Weekend Warrior (Harris/Gers)
12. Fear Of The Dark (Harris)

Line-up

* Steve Harris – Basso
* Dave Murray – Chitarra
* Bruce Dickinson – Voce
* Niko McBrain – Batteria
* Janick Gers – Chitarra

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