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Pink Floyd Legend – Lunga Vita alla Leggenda

E cosi’ una sera qualsiasi di fine Novembre a Milano, ti trovi catapultato direttamente negli anni 70. Si ma non in un posto qualsiasi degli anni 70…. ti ritrovi per oltre due ore e mezza in un concerto dei Pink Floyd. La macchina del tempo che permette tutto questo prende il nome di Pink Floyd Legend, ed e’ una Band, una Gran Band, un gruppo di Musicisti che tramite poteri soprannaturali riescono a farti viaggiare con loro nello spazio-tempo. Spesso si parla delle Tribute Bands, che in molti casi sono escamotage per far cassa, come piccole manovre commerciali e piu’ che altro disperati tentativi per ritagliarsi un piccolo spazio in una scena musicale devastata e oramai quasi inesistente. I Pink FLoyd Legend sono una Tribute Band, ma toglietevi dalla mente qualsiasi stereotipo potete avere appunto legato a questo fenomeno.

Teatro Dal Verme, sold out, ore 21, parte il tappeto che introduce Shine on you crazy Diamond…. e’ una vibrazione profonda che ti entra dentro e inizia a mandare in risonanza le corde interne dell’anima. L’esecuzione e’ pressoché perfetta, e lo dico qui anche per tutto il resto del concerto, nessuna sbavatura esecutiva, perfezione allo stato puro, nemmeno i Pink Floyd dal vivo erano cosi’ precisi, anzi. La prima ora del concerto vede la Band in formazione di 5 elementi con tre meravigliose coriste. L’allestimento del palco ricorda molto i concerti degli anni 70, la batteria non e’ molto arretrata e sollevata ma come appunto usavano e’ quasi allineata sullo stesso fronte degli altri musicisti, apparentemente l’allestimento e’ minimalista, sara’ quando inziera’ il concerto che si potranno apprezzare gli effetti Laser e le luci del mitico Mr Screen, lo schermo circolare contornato di fari mobili che fece la sua prima apparizione nel tour di Dark Side of the Moon e che poi divenne un segno distintivo di tutti i palchi della band.

La scaletta della prima sezione del concerto vede brani tratti da Dark Side of the Moon, Wish You Where Here, Animals, e The Wall. Momenti magici a ripetizione, ogni canzone e’ un viaggio, ogni canzone e’ una celebrazione. The Great Gig in the Sky vede le tre coriste alternarsi magistralmente nell’interpretazione solista. In Money la band si lascia andare nella coda Jam all’improvvisazione come accadeva puntualmente nelle esecuzioni dal vivo dei Pink Floyd, ed e’ nel solo di Money che Alessandro Errichetti tira fuori gli aspetti piu’ personali del suo stile, se mantiene per il 98% del tempo la fedelta’ assoluta agli assoli gilmouriani in alcuni momenti, e sempre in quelli giusti, dimostra anche sempre la sua originalita’.

La prima ora di musica vola, Eclipse chiude il primo tempo, e non c’e’ chiusura migliore, il sole e’ eclissato and everything under the sun is in tune. E’ proprio cosi’ il teatro intero con tutto il suo pubblico si e’ accordato alla band e ora tutto e’ pronto per entrare in quello che e’ uno dei momenti piu’ alti di tutta la musica rock eseguita dal vivo a cui io abbia mai potuto assistere.

Durante l’intervallo, mentre su Mr Screen viene proiettata una intervista e a Ron Geesin, il coro e l’orchestra salgono sul palco, oltre centoquaranta elementi tutti diretti da Giovanni Cernicchiaro, ed e’ Geesin stesso che introduce il secondo set, sottolineando che l’esecuzione di Atom Heart Mother e’ fatta dai suoi spartiti originali.

Si parte con In the Flesh, dove Fabio Castaldi inizia anche ad interpretare le canzoni a livello teatrale, gia’ dall’inizio sembra che sia stata messa una marcia in piu’, eppure nel primo tempo ho pensato che meglio di quello sarebbe stato difficile farlo. Sara’ l’orchestra e il coro ma la Band sembra mettere il turbo, Another Brick in the Wall arriva e gia’ immagini cosa’ verrà fuori quando il coro attachera’… we don’t need no…. un altro momento da brivido continuo e’ Mother che diventa un duetto per voce maschile e femminile cantata da Fabio con Giorgia Zaccagni.

Senza voler ripercorrere tutta la scaletta, arriviamo ad Atom Heart Mother. Onestamente e’ l’album che ho ascoltato meno, da questo ho riscoperto Fat Old Sun nelle recenti esecuzioni del vivo di David Gilmour, la suite che da il nome all’album non mi ha mai colpito piu’ di tanto, fin dalle prime esecuzioni come “the Amazing Pudding” in alcuni bootleg e nelle versioni dal vivo ufficiali che uscirono con “The Early Years”. Grazie a questo concerto ho avuto modo di rivalutare una canzone per me sempre rimasta in ombra, Summer of ’68, cantata dal tastierista Simone Temporali e dedicata alla memoria di Richard Wright, emozionanti le sue foto proiettate su Mr Screen. Non si e’ mai reso abbastanza tributo a questo straordinario musicista che per me rimane un’elemento fondamentale del loro sound.

Gli stessi Pink FLoyd ebbero sempre un sacco di problemi ad eseguire dal vivo questa suite, di fatto portare un coro ed una orchestra in un concerto Rock non era cosa facile negli anni 70, e non lo e’ tutt’ora tanto che i Legend sono l’unica band al momento ad eseguire questa suite dal vivo nel modo in cui era stata pensata composta ed arrangiata.

Siamo veramente all’apice, i nostri eroi ci hanno portato per mano fino a questo punto e ci stanno elevando. Questa e’ una vera e propria elevazione spirituale che istantaneamente spazza via tutta la musica inutile che in questi ultimi anni ci ha inquinato le orecchie, finalmente veniamo depurati da tossine sonore che ci sono entrate in circolo contro il nostro volere.

Una madre con un pacemaker che da alla luce un figlio, una mucca che ti guarda come se stesse pensando “ma che cazzo vuoi”, una band che gia’ ha fatto grandi cose ma che sta per entrare nel un decennio in cui produrra’ dei capolavori immortali che la consacreranno definitivamente nell’olimpo del Rock.

Atom Heart Mother contiene in embrione molti degli elementi che verrano poi sviluppati negli album successivi, e’ effettivamente un album di transizione e di allontanamento dalla psichedelia degli anni 60 verso il prog degli anni 70.

Non posso esprimermi sull’esecuzione della suite, non ho parole sufficienti, mi sono ritrovato da meta’ in poi con gli occhi chiusi travolto da sensazioni sinestetiche dove la musica espande la percezione sensoriale…. e tutto senza uso di sostanze!!! di fatto sono i Legend ad essere stupefacenti!!!

Terminata la suite ci avviamo verso la fine del concerto che termina con Comfortably Numb e Run Like Hell, pubblico in piedi con una lunghissima standing ovation e la sensazione che ti rimane dentro come spettatore e’ di aver assistito a qualcosa di unico. Ma la sensazione ancora piu’ bella che si ha al termine del Concerto dei Pink Floyd Legend e’ che tutto questo verra’ ripetuto e che quindi avrai ancora la possibilita’ di rivivere questo fantastico concerto. I Pink FLoyd Legend stanno portando in giro per l’Italia non solo questo Show ma una serie di Show diversi basati su i principali album della Band Inglese,

Sito Ufficiale:
http://www.pinkfloydlegend.com/

Date del Tour:
http://www.pinkfloydlegend.com/2017/11/23/tour-dates/

FABIO CASTALDI – Basso, voce e gong
ALESSANDRO ERRICHETTI – Chitarra e voce
EMANUELE ESPOSITO – Batteria
SIMONE TEMPORALI – Tastiera e voce
PAOLO ANGIOI – Chitarra acustica, elettrica e 12 corde – Basso – Cori

Guest:
Voci: Giorgia Zaccagni, Daphne Nisi, Ilaria D’Amore .

Sax: Maurizio Leoni.

Alla fine del concerto, da buon chitarrista nerd ho avuto modo di osservare la strumentazione di Alessandro Errichetti e non ho potuto non contattarlo via Facebook per fargli qualche domanda specifica alla quale e’ stato molto disponibile nel rispondere e dare tutte le indicazioni necessarie.

Domande

Relativamente alla strumentazione del concerto di Milano.

Che profili hai usato sul kemper? Hiwatt? a che livello di gain? sono tuoi profili o sono profili commerciali?
La pedaliera Boss Gt-10 com’ era collegata la Kemper (Metodo 4 cavi o altro) che effetti usi sulla Boss? usi la simulazione di big Muff della Boss?

David Gilmour e’ noto per usare un volume veramente alto sul palco per sfruttare il sustain indotto dal “feedback” che si instaura tra la chitarra e l’amplificatore. Tu quando usi il keper come fai per avere questo?
come ti ascolti sul palco quando usi il kemper?

Relativamente alla tua strumentazione in generale

Usi ancora ampli e pedali o sei passato totalmente al digitale con il Kemper? in che situazione prediligi una o l’altra strumentazione? (se le usi ancora entrambe)

Risposte

Beh iniziamo col dire che il Kemper è un ripiego che utilizzo quando il mio setup è impegnato in altre situazioni musicali che, fortunatamente, sono parecchie. Anche se il Kemper è una macchina eccezionale, per quanto possibile con i Legend cerco di portare sul palco il mio setup di amplificatore e pedali. Parecchi puristi ed appassionati ci tengono a vedere e a sentire anche questo, ed io, che sono fra i puristi, faccio il massimo per dargli il miglior sound possibile avvalendomi dell’analogico. In ogni caso quello che hai sentito sul Kemper sono le profilazioni del mio setup, non uso profili di altri per i PFL. Non uso Hiwatt, ma un Fender De Ville 2×12 con un OdBox Masotti per i suoni overdrive e un Big Muff Ram’s head per le distorsioni più pesanti. Ho profilato l’amplificatore sia pulito che con i pedali attivi. La GT10 che hai visto la utilizzo come un semplice controller, è collegata al Kemper con un cavo midi. La utilizzo perché in caso di problemi al Kemper (mai capitati), diventa il mio backup e mi consente di arrivare alla fine dello spettacolo. E anche perché ha un display che vedrebbe anche una talpa, il che è comodo quando salti di continuo da un suono all’altro!

Riguardo la domanda sul sustain indotto dal feedback, non trovo differenza fra quando utilizzo l’amplificatore o il kemper. Questo perché le dimensioni dei teatri in cui suoniamo, che non sono piccoli, ma non sono certo degli stadi, non mi permetterebbero mai nemmeno di avvicinarmi ai volumi di cui parli e coi quali lavora Gilmour. Quindi alla fine non c’è tutta questa differenza. Fra l’altro sono anche uno di quelli che è fermamente convinto che il suono parta dalle mani e dalla testa: se hai ben chiaro dove devi andare e cosa vuoi ottenere, alla fine ci arrivi, anche con pochi mezzi. E questo vale anche al contrario: puoi avere per le mani Hiwatt, Cornish e suonare al massimo del volume e le cose possono non funzionare.

Riguardo l’ultima domanda: attualmente utilizzo entrambe le configurazioni, dipende da cosa vado a suonare. A volte mi capita di suonare in tributi ai Beatles o in progetti di rock and roll, e li uso amplificatore e pedali (anzi, pedale: un overdrive). Quando suono i Led Zeppelin invece preferisco usare il Kemper con dei bellissimi profili Marshall, che abbinati alla Les Paul svolgono benissimo il lavoro.
Di norma per il monitoraggio con una buona spia a terra sono felice e contento, per fortuna non rientro nella categoria dei chitarristi rompiscatole e i fonici mi vogliono bene!

UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE: Al mio amico Roberto che mi ha fatto conoscere questa Band e che mi ha proposto di andare insieme a questo concerto!!! la Musica va condivisa con le persone che contano!!!

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