Musica

Stefano Lucignolo – Voce e Armonica… Back to the 50ies

Incontrare Stefano e’ un po’ come sentirsi Marty McFly nel 1955, ci metti qualche minuto a renderti conto che non sei appena stato spedito nel passato dalla tua DeLorean, sei ancora nel 2020, ma inizi a pensare che forse il viaggiatore del tempo sia proprio Stefano. Per lui gli anni 50 non sono un moda, un modo di vestire, non rappresentano solo l’era d’oro della musica che ama. Stefano e’ vintage fino al midollo, per lui e’ uno stile di vita, una passione a 360 gradi. Io l’ho conosciuto quando nell’autunno dell’anno scorso ho deciso di prendere lezioni di canto e la scuola di Musica di Pregnana, 7 Note, mi ha proposto Stefano come insegnante privato. Abbiamo fatto qualche mese di lezione prima che la pandemia ci fermasse e in attesa di riprendere il mio viaggio nel mondo delle corde vocali ho pensato di farlo conoscere ai lettori di Guitarblog, perche’ pur essendo di animo vintage Stefano fa un uso avanzato e molto professionale del digitale e con le sue lezioni online puo’ arrivare in ogni angolo del pianeta. Studiare con Stefano Canto o Armonica puo’ essere un’attivita’ complementare molto interessante per qualsiasi chitarrista, e sicuramente appena ritorneremo alla normalita’ non potremo non farci con lui e le sue band un viaggio negli anni 50!!!

Ciao Stefano, grazie del tempo che ci dedichi per questa intervista. Iniziamo a parlare della tua formazione musicale, hai iniziato con le tastiere e il pianoforte per approdare poi al canto e all’armonica diatonica. Quanto questa formazione completa ti e; di aiuto oggi nella tua professione?

​Buongiorno Matteo,
grazie per l’intervista.
La musica è un linguaggio universale e come tale è da interpretare a 360 gradi.
Avere la possibilità di studiare e potersi esprimere con più strumenti sicuramente aiuta la comunicatività e ci rende dei musicisti più completi.
Spesso ci si focalizza solo sullo studio verticale del nostro strumento o peggio sul nostro genere musicale, escludendo tutte le fantastiche influenze che lo studio di altre realtà comunicative può donarci.
Ogni occasione di poter fare musica ed imparare musica dal mio punto di vista è e sarà sempre preziosa, da cogliere al volo!
Per quanto riguarda la mia personale esperienza, iniziai molto giovane con lo studio della musica e con l’approccio al palco.
A circa 9 anni intrapresi lo studio delle tastiere e a 10 feci la mia prima piccola “esibizione” pubblica.
Mi ricordo ancora il brano, Auschwitz di Guccini, un brano tristissimo, per un bambino di 10 anni, ma questo era…ahahahah!
Non so perchè, ma per qualche strano motivo presi subito molto seriamente lo studio della musica.
Continuai con lo studio accademico del pianoforte e poi del canto, il mio strumento principale.
Nel mezzo provai di tutto, chitarra, clarinetto, tromba, contrabbasso…ero super curioso e onnivoro, mi piacevano tutti gli strumenti.
Ma il canto era il mio strumento preferito.
Non dimentichiamoci che il canto, la nostra voce, è un vero e proprio strumento musicale, e come tale necessita di studio e dedizione quotidiana per arrivare a comprendere i complessi meccanismi vocali.
Sottovalutare questo aspetto è un grande errore in cui troppo spesso cadono molti musicisti, rischiando di rovinare la propria arte e la propria salute vocale.
La voce è affascinante.
Abbiamo a disposizione una marea di suoni da scoprire che possiamo imparare a gestire e mescolare per crearne altri a nostro gusto e piacere….wow!
E’ come avere a disposizione una pedaliere infinita per mezzo della quale col solo pensiero puoi settare all’istante il suono preferito: magia pura!

Per quanto riguarda il mio rapporto con l’armonica ti dirò che è lo strumento che da sempre mi accompagna in tutti i miei progetti, una seconda voce.
La prima armonica mi fu regalata da mia nonna al tempo dell’asilo.
Era una di quelle giocattolo della Phisher Price…verde rossa e gialla…bellissima.
Imparai a suonicchiarla ad orecchio con piccoli motivetti.
Lo studio serio e cosciente arrivò molto dopo con la voglia di accrescere ed approfondire le immense potenzialità di questo piccolo strumento, troppo spesso sottovalutato.
Così come la voce anche l’armonica è uno strumento molto “fisico”.
Come tutti sappiamo l’armonica si suona soffiando ma sopratutto aspirando.
E’ uno dei pochi strumenti a fiato per suonare il quale devi letteralmente respirarci attraverso…questa cosa ti assicuro rende questo strumento quasi una estensione del tuo corpo e nel mio caso è stato amore a prima vista.

Da cosa e’ partita questa passione per la musica e quando hai deciso che sarebbe stata la tua professione?

​La passione per la musica dacchè io ricordi è sempre stata molto radicata in me.
Devo ringraziare anche la mia famiglia che, in modo del tutto singolare, mi ha sempre sostenuto ed incoraggiato nei mie “pazzi” percorsi formativi.
Fare il musicista è nel bene o nel male sempre stato il mio traguardo…anche quando tutto remava contro.
Ti dico questo perchè oggi purtroppo in Italia, il lavoro del musicista non è considerato, purtroppo, ancora un vero e proprio lavoro.
Spesso molti talenti rinunciano ai propri sogni ed alle proprie inclinazioni per seguire la strada maestra imposta dalle famiglie e dal pensiero comune.
Nella vita comunque capitano occasioni che ti fanno aprire gli occhi.
Nel mio caso è stato un grave incidente motociclistico mentre mi recavo in ufficio…
Si, in ufficio, anch’io ho lavorato per anni in ufficio.
Per la precisione in diversi studi legali.
Infatti, come ti dicevo poc’anzi, non è poi così difficile, in un sistema che non contempla la musica come un vero lavoro, sacrificare le proprie passioni per una aspettativa lavorativa più “sicura” e tradizionale.
L’ho vissuto in prima persona, tant’è che mentre studiavo musica e già effettivamente lavoravo come musicista, frequentavo anche l’università e alla fine pensa, mi sono laureato in giurisprudenza!
Che strane combinazioni ti crea a volte la vita…ahahahah!
Comunque rifarei tutto senza cambiare nulla, gli studi di legge mi hanno sicuramente aiutato, dandomi una marcia in più in quello che era e sarebbe diventata la mia professione.

E il canto come e’ arrivato? cosa ti ha spinto a voler approfondire questo strumento studiandolo tanto da farlo diventare il tuo strumento preferito?

Bella domanda.
​La voglia di canto arriva quando percepisci dentro l’esigenza di una comunicazione profonda, libera e spontanea.
Come tutti all’inizio credevo di saper cantare bene.
Questo solo perchè avevo un bel timbro naturale ed ero intonato…errore gigantesco!
Cantare bene non è solo avere una bella voce ed essere intonati…cantare bene vuol dire conoscersi profondamente, vivere delle sensazioni fisiche che il nostro corpo ci trasmette, conoscere a fondo il nostro corpo per capire i meccanismi dello strumento voce e le sue amplissime possibilità sonore.
Già nell’approccio con i più basilari meccanismi respiratori capisci che dietro ad una voce strutturata ed eufonica ci sono davvero molti anni di studio e dedizione.
La voce è uno strumento davvero affascinante con infinite possibilità espressive.
Nel lungo percorso che mi ha portato a diplomarmi in canto microfonale e che ancora oggi mi spinge a studiare ed aggiornarmi sulle più moderne tecniche vocali, mi sono proprio reso conto che cantare ti cambia radicalmente l’esistenza.

Nella tua attivita’ live ti dividi tra una big band swing, i Fishtail Society, una band Rock a Billy e Rock and Roll anni 50, gli Hound Dog Rockers, e un duo blues the Wudu Men in cui suoni l’armonica, di fatto tre formazioni molto diverse e tre contesti che sicuramente portano stimoli e motivazioni diverse. Parlaci di questi tre progetti?

Diciamo che queste tre band sono tre lati della stessa medaglia.
Mi spiego meglio…
Tutto iniziò quando più di 10 anni fa, assieme a Federica (l’attuale pianista di tutti i miei progetti e mia fidanzata), fondammo la band Rockabilly Hound Dog Rockers www.hounddogrockers.com
A questa band devo ancora oggi davvero molto.
Gli Hound Dog Rockers sono la band che mi ha catapultato, in maniera assolutamente naturale e graduale, nella musica dei “professionisti” e nel mondo “Vintage”, parola secondo me del tutto inappropriata per descrivere una realtà più che mai viva e musicalmente produttiva.
Macchine, moto, pin up, festival giganteschi e band fantastiche sono solo la punta di un iceberg davvero enorme, florido, vivo e variopinto.
Con gli Hound Dog Rockers me la sono davvero spassata e continuo a farlo!
In questi 10 anni di attività abbiamo inciso 3 album e 4 singoli, suonando il nostro Rock’n’Roll in tantissimi posti alcuni dei quali davvero assurdi.
Dai piccoli club per motociclisti (fra i miei posti preferiti in assoluto), ai grandi palchi nazionali (Alcatraz, Tittoni, Phenomenon…per citarne alcuni), alle feste private ne abbiamo viste e vissute di tutti i colori.
Ricordo quella volta che suonammo, per la festa di una nota squadra di calcio, su una pista di Orio al Serio, davanti a più di 15.000 persone, davvero assurdo…ahahahah!
Gli Hound Dog Rockers ormai sono una macchina rodata che vive di vita propria.


Come dicevi, ho anche altre due band.
I Wudu Men www.wudumen.com sono il blues on the road nel vero senso della parola.
L’interesse per il genere Blues, da buon armonicista, ovviamente è da sempre ben presente.
Mi bastò rispondere, in un torrido agosto assolato, ad una chiamata fattami da Mario Bartilucci, il mio attuale partner in crime, per far nascere i Wudu Men.
Il progetto inizialmente molto tradizionale (chitarra acustica, voce ed armonica) prese subito una svolta inaspettata ed originale.
I Wudu Men sono una band che ha costruito il suo suono sui palchi, concerto dopo concerto.
La nostra sonorità è un mix davvero unico che coniuga tradizione ed innovazione, lasciando nelle mani della ultra ventennale esperienza di Mario Bartilucci il compito di suonare Il Dobro e di cantare i più ricercati standard blues, mentre, le mie armoniche, tessono ed intrecciano riff e licks dalle sonorità moderne e graffianti.
Una piccola curiosità che mi accomuna al mondo della chitarra sicuramente è il mio set up live che prevede oltre al classico ampli valvolare e all’immancabile microfono bullet, anche una pedaliera analogica con oltre 15 pedali!
Non male per uno strumento così piccino no?


La terza band che è entrata magicamente nella mia vita artistica è un vero e proprio sogno che diventa realtà.
La band in questione sono i Fishtail Society www.fishtailsocietyband.com una vera e proprio big band swing!
Ho sempre voluto cantare in una big band!
Il progetto nasce come un tributo a tutta la swing era, periodo in cui i ballerini consumavano le piste da ballo e le big band suonavano jazz per tutta la notte!
I Fishtail Society sono proprio questo.
Una band di otto elementi moto elegante, solida e con un botto di stile, che entusiasma e diverte chi ascolta ma soprattutto chi balla.
Nonostante la nostra storia sia abbastanza recente, compiamo un anno a giugno, abbiamo già collezionato nella scorsa estate un tour di 15 giorni che ha attraversato l’Italia con partecipazioni in alcuni blasonati festival vintage ed in importanti manifestazioni pubbliche nazionali.
Le mie band sono 3 lati della stessa medaglia…Blues, Swing e Rock’n’Roll sono generi del tutto affini con mood diverso ma spirito comune.

Vintage non solo come scelta musicale ma stile di vita! com’e’ nata la tua passione per gli anni 50 a 360 gradi?

​Credo che le passioni, tutte le passioni, siano già in qualche modo dentro di noi.
Sta a noi capirlo e scoprirle.
Ti è mai capitato di provare l’emozione di ritrovare un caro amico quando suoni una determinata canzone?
A me questa strana sensazione capitava spesso quando cantavo Johnny B. Goode di Chuck Berry.
Era un classico, in ogni scaletta di qualsiasi band rock, pop, hard rock o punk in cui ho suonato da piccino, ai tempi del liceo, questa canzone era presente.
Ecco per me, cantare quella canzone, era rincontrare un vecchio amico…solo che questa cosa l’ho capita molto tempo dopo, quando l’ho saputa inserire nel suo habitat originario di vero Rock’n’Roll.
Con la parola “Vintage” spesso si tende ad indicare un qualcosa di fuori dal mondo, ma ti assicuro che non è così come si crede.
Purtroppo spesso viene confuso con la “festa a tema”, non c’entra proprio nulla.
Il Vintage è uno stile di vita vero e proprio, ti entra dentro, ti cambia.
Non è solo bella musica ma è anche ballo, arte, cibo, moda, motori, locali, raduni, festival, viaggi, buone maniere, amicizia, amore.
Più lo vivi e più ne fai parte e diventa il tuo mondo.
Da musicista ti posso assicurare che quando lo vivi capisci subito la differenza fra un musicista o una band che vive davvero questo mondo e una persona o una band che lo scimmiotta per moda, ma questo penso sia abbastanza comune per ogni persona che vive un genere in modo così immersivo.

Non sei solo un musicista ma anche un ballerino lindy hop, quindi la musica anche come espressione del corpo, parlaci della tua passione per il ballo e quanto questa pratica influenzi e aiuti la tua professione di musicista? consigli a tutti i musicisti di interessarsi al ballo?

La mia passione per il ballo è frutto della musica che amo.
Grazie a Federica mi sono avvicinato al mondo del ballo, all’inizio per gioco, poi per passione e alla fine mi sono diplomato in danze jazz ed è diventato lavoro.
Sono fortemente convinto che ballare e suonare siano due aspetti fondamentali ed indivisibili della musica.
Se pensiamo che la musica è nata per il ballo tutto diventa molto chiaro.
Dalla poliritmia Africana (madre di gran parte delle ritmiche della musica moderna), ai waltzer viennesi, ai vari folk tradizionali di ogni popolo, passando dal blues al rock’n’roll tutto è destinato al ballo.
Lasciarsi andare e percepire il ritmo in modo viscerale con ogni parte del corpo cambia letteralmente il rapporto con la musica ed il modo di suonare.
La musicalità è un aspetto fondamentale per ogni buon ballerino e musicista.
Capire a fondo la struttura di un brano, le sue dinamiche, le frasi, le intenzioni, le sfumature, è sicuramente la marcia in più che fa la differenza fra un artista completo ed mero esecutore.
Considerare l’esecuzione fine a se stessa è un grande errore.
Quante volte abbiamo visto un cantante fermo dietro ad un’asta, o un chitarrista guardarsi le scarpe durante un solo?
Ecco questi sono chiari esempi di come un rapporto migliore con la musicalità potrebbe sicuramente aiutare a rendere più bella, intensa e diretta una esecuzione musicale.
Ricordiamoci che più abbracciamo la musica e più diventiamo musica.

Hai anche una intensa attivita’ didattica, con scuole di musica, accademie e lezioni private, parlaci della tua didattica, quanto occupa del totale del tempo che dedichi alla tua professione? che tipo di studenti hai? quali sono le principali problematiche che affronti nell’insegnare canto a chi gia’ si propone come un cantante?

​Vivere di musica significa dedicarsi completamente a lei.
Non c’è un quantitativo temporale specifico di un aspetto o dell’altro, tutto è parte dello stesso lavoro.
Spesso le giornate lavorative di un musicista professionista fra insegnamento, studio e live, cominciano al mattino presto e si concludono a notte fonda.
Tornando all’insegnamento, insegno da anni canto ed armonica in molte accademie, e lavoro come vocal coach con diversi artisti.
Ogni allievo è una nuova avventura.
Il lavoro dell’insegnante, se fatto con passione e dedizione, è stupendo!
Personalmente sono cresciuto tantissimo insegnando ai miei allievi.
Per insegnare in maniera chiara e facile un argomento devi conoscerlo davvero molto bene, a fondo.
Spesso gli allievi ti fanno domande su argomenti che magari, dopo anni di esperienza, a volte tendiamo a dare per scontati.
Mai dare nulla per scontato!
Ti assicuro che quando spieghi qualcosa, anche se molto semplice, scopri sempre qualche aspetto nuovo che arricchisce il tuo bagaglio tecnico.
Per quanto riguarda la tipologia di studenti non esiste un target specifico.
Come insegnante ho studenti dai 6 ai 60 anni di qualsiasi genere e grado.
Come Vocal Coach, invece, collaboro con svariati artisti professionisti.
Non esistono allievi di classe A o B, ogni allievo è un mondo a se con i suoi limiti da superare ed i suoi pregi da coltivare.
Un buon insegnante ha il compito di spiegare argomenti, di corregge gli errori ma anche di motivare, spronare, sostenere, facendo superare al proprio allievo tutte le ansie, le paure e le insicurezze attraverso lo studio e la conoscenza approfondita, infondendo passione per il proprio strumento.

Non solo lezioni in presenza ma anche molta didattica online, ti sei attivato fin da subito per continuare a seguire i tuoi studenti con lezioni online, cosa pensi che cambi in queste due modalita’? credi che le lezioni online continueranno ad essere una modalita’ anche dopo l’emergenza? per esempio per raggiungere potenziali studenti anche lontani?

Le lezioni online sono una realtà presente sul mercato internazionale già da parecchi anni.
Personalmente seguo allievi online già da prima dell’emergenza con delle lezioni online, prenotabili direttamente dal mio sito www.stefanolucignolo.com

Ho sempre creduto molto nella tecnologia e nel suo utilizzo intelligente.
Sicuramente l’attuale situazione a dato una bella scossa a livello nazionale sotto questo punto di vista!
Molti sembrano aver scoperto solo ora questo importante aspetto della didattica e si sono trovati totalmente spaesati.
Vedere colleghi che nel 2020 sono tecnologicamente arretrati mi ha sorpreso e fatto pensare molto.
Mi fa rimanere basito l’avversione incondizionata dei più al nuovo solo perchè non lo si conosce.
Non vedo perchè si debba arrestare questa tipologia di lezione dopo questa emergenza.
A parer mio la videolezione diventerà uno strumento sempre più presente, non solo nel nostro campo.
Una lezione online è sicuramente diversa da una lezione fisica, questo è ovvio, ma se strutturata bene, con le dovute accortezze, con i giusti mezzi e con i dovuti materiali e contenuti, ti posso assicurare che sarà una lezione ricca ed efficace esattamente come quella tradizionale!
Per quanto mi riguarda ho allievi da ogni parte d’Italia ed anche dalla Svizzera super soddisfatti dei vari corsi che tengo e i feedback che mi lasciano mi rendono davvero super felice!

Sul tuo sito hai un video corso di Armonica, tramite questo corso quale livello riesce a raggiungere lo studente? hai in programma di lanciare anche altri videocorsi di Armonica?

​Sul mio sito www.stefanolucignolo.com nella sezione corsi, oltre ad avere la possibilità di prenotare direttamente le lezioni online di canto ed armonica dal calendario, da quest’anno c’è anche la possibilità di abbonarsi al videocorso di armonica ad un costo super popolare.
Con l’abbonamento mensile al videocorso si ha accesso allo streaming illimitato di oltre 50 videolezioni caricate.
Le lezioni non sono statiche ma vengono sempre aggiornate.
Già completando il videocorso l’allievo raggiungerà un buon livello di conoscenza dello strumento che gli permetterà di fare jam, accompagnare e fare soli di media difficoltà.
In più per gli iscritti al sito ogni mese arriverà gratuitamente una newsletter informativa con i vari appuntamenti live, gli ascolti consigliati e un link per un webinar mensile, anche questo gratuito e riservato esclusivamente agli iscritti.

Per il futuro sto pensando di pubblicare altri videocorsi, sia di armonica che di canto, suddivisi per difficoltà e livelli.

Sei Endorser Seydel, quali armoniche di questa marca consiglieresti di acquistare ad un principiante per cominciare? in quali tonalita’? quali modelli usi? ci sono delle customizzazioni che un armonicista puo’ fare al proprio strumento per personalizzarlo?

Dal 2017 sono Endorser Seydel e nel 2018 sono diventato anche un loro artista ufficiale.

https://www.seydel1847.de/epages/Seydel1847.sf/?ObjectPath=/Shops/Seydel/Categories/Artists/Alle_Kuenstler/Steve_Lucignolo

Ne vado molto orgoglioso, calcolando che gli artisti di questo brand sono circa 170 al mondo!
Per fare un paragone chitarristico Seydel e Hohner nelle armoniche sono il corrispondente dei marchi Fender e Gibson.
Scegliere la prima armonica è molto importante.
Ai neofiti consiglio, rimanendo in casa Seydel, il modello Blues Session Steel in Do (C).
E’ una armonica già di fascia media molto valida con ance in acciaio (non in ottone come le concorrenti) e interamente homemade, quindi senza nessun difetto di fabbrica.
Sconsiglio di comprare strumenti di fascia molto bassa perchè suonano poco ed il rischio è quello di perdere subito la voglia di imparare.
Il mondo delle armoniche è un mondo infinito, come quello delle chitarre.
Si possono spendere dalla manciata di euro fino alle migliaia di euro.
Ovviamente esistono una marea di possibilità di customizzazioni.
Le parti customizzabili dello strumento sono le cover – le scocche (forme, colori, forature), il comb – la parte centrale (fori, sfasature, legno, cristallo, acciaio, allumino, plastiche…) e anche le ance (piegature, limettature, materiali che vanno dall’ottone, al bronzo fosforo, all’acciaio).
Ti lascio immaginare le infinite possibilità di combinazioni possibili.
Personalmente io uso le Seydel Noble, con ance in acciaio, cover in acciaio satinato opaco e comb in alluminio anodizzato black: cattivissime, hanno un volume devastante!

www.seydel1847.de

Per riprendere la voce e l’armonica, quali microfoni consigli per iniziare? ci sono altre cose che dovrebbero far parte del rig di un cantante e di un Armonicista?

​Il discorso microfono è abbastanza particolare…spesso ci affidiamo solo alle marche, ma a parer mio i microfoni sono come le scarpe…vanno provati.
Comunque, per un utilizzo live di solito ai cantanti indecisi consiglio il classico Shure sm 58, non ha particolari caratteristiche di punta, è molto flat, ma è un vero carro armato, va sempre, molto affidabile ed anche per armonica va molto bene se si desidera un suono acustico.
Per un utilizzo elettrico dell’armonica in contesto live sicuramente consiglio lo Shure 520 dx (il classico Green Bullet) ed un amplificatore valvolare di almeno 15 w, un Fender Blues Junior va benissimo.


Per l’home recording invece il discorso cambia.
La qualità del microfono conta, ma non è l’unica cosa da prendere in considerazione.
I fattori che incidono sulla registrazione sono tantissimi: microfoni, computer, software, schede audio, insonorizzazione della stanza stessa, tutto influisce.
Per un primo studiolo di home recording consiglio per provare un piccolo set economico ma comunque di qualità.
Microfono AKG 120, filtro anti pop, cuffie AKG K240, scheda audio Focusrite Scarlett Solo, e come software Reaper.
Per le riprese video invece consiglio il Rode Video Mic, è davvero ottimo.

Per concludere: fare della Musica la propria professione vuole dire sviluppare anche tutta una serie di competenze che esulano da quelle strettamente musicali, bisogna essere un po’ manager un po’ commerciali, un po’ esperti di comunicazione, un po’ videomaker, un po’ web designer…. Quali competenze un musicista deve acquisire per essere veramente un professionista completo?

​Fare il musicista vuol dire essere imprenditori di se stessi e come tali avere il controllo sulla propria impresa.
Tutte le mansioni che hai nominato sono fondamentali per fare questo tipo di lavoro.
Facciamo un esempio molto pratico…
Pensiamo al classico esempio di un ragazzo che si vuole lanciare come cantante professionista.
Per un ingaggio medio avrà bisogno di:
un manager che concordi il cachet, le date e discuta i contratti;
un commercialista che segua la sua situazione fiscale;
un ufficio stampa che lo promuova;
un social media manager che curi attivamente i suoi profili social;
un fotografo/videomaker che produca contenuti media;
una etichetta discografica;
un web disigner che curi l’aspetto web.
Tutte queste figure necessarie, vanno pagate e costano molto.
Praticamente avere un team di queste proporzioni oggigiorno è quasi infattibile se non hai alle spalle una produzione forte.
E allora come ci si deve muovere?
Bisogna rimboccarsi le maniche ed imparare ad essere più multi tasking possibile, non esistono alternative.
Non è facile per niente, te lo garantisco, ma se lo vuoi davvero puoi fare tutto.
Pian piano impari e metti tutti i pezzi del puzzle in ordine.
Quando ci riuscirai sarai davvero libero ed indipendente ed i risultati poi ti garantisco che arrivano.
Da bravi imprenditori di noi stessi dobbiamo avere il controllo su più aspetti possibili, anche quando questi lavori verranno delegati alle grandi produzioni.
Con me è andata così e non me ne pento affatto di aver passato nottate a studiare nuove realtà complementari al mio lavoro, la musica.
Quindi per rispondere alla tua domanda oggi se vuoi vivere di musica, la musica sarà la prima ma anche l’ultima delle tue preoccupazioni.

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