Musica

Nicola Cipriani e Brad Myrick – Amicizia, Stima e tanta voglia di Suonare insieme

Il 15 maggio e’ stato pubblicato il loro album “Reflections”. Incontriamo Nicola e Brad dopo alcuni mesi dall’uscita per farci raccontare la storia che li ha portati a questo sodalizio musicale e le difficolta’ che hanno affrontato in questa ripresa che ancora vede la musica della vivo molto penalizzata. Vogliamo anche pero’ un messaggio di speranza e sentire quali sono i loro progetti per portare questo fantastico lavoro in giro per il mondo, magari un mondo diverso dove anche un tour non sara’ certo di facile organizzazione ma sicuramente un mondo che ha bisogno di musica e sopratutto di Musica come Nicola e Brad sanno fare.

Ciao Nicola, partiamo da te, raccontaci brevemente il tuo percorso, come hai iniziato a suonare la Chitarra, quali sono state le tue influenze e come sei arrivato alla musica acustica strumentale?

N: Ciao Matteo e grazie per la tua attenzione e quella dei tuoi lettori. Parto come tanti musicisti partivano alla mia età: i (sacri) dischi presenti a casa. Non ho mai avuto limiti, ero attratto dai grandi songwriter italiani capaci con parole e pochi accordi di catalizzare la mia attenzione, come dei grandi chitarristi rock e blues. Verona, la mia città, aveva una bella scena. Mi facevo portare dai miei genitori a sentire la Morblus Band (funky blues band capitanata dal funambolico chitarrista Roberto Morbioli) e il compianto Rudy Rotta, che con la sua chitarra infuocata blues girava il mondo. Rudy, oltre che un riferimento, è diventato un amico e un prezioso maestro, ho avuto la fortuna di suonare e registrare con lui in un suo disco. Era molto curioso e attento al mio approccio con la chitarra acustica, fatto di folk blues, di senso melodico pop e di uso di alcune tecniche che appartengono al mondo del flatpicking, come le harp scales.
Arrivo alla chitarra acustica strumentale perchè adoro le possibilità espressive di questo strumento, la dinamica, il suo ruolo nella musica del 900. È il mio modo di esprimermi.

Brad non possiamo non fare la stessa domanda anche a te!! raccontaci la tua storia a 6 corde!

B: Canto e suono il pianoforte fin dai miei 6 anni, quindi il mio percorso non è cominciato con la chitarra.
Crescendo negli anni 90 negli States volevo naturalmente suonare la musica che ascoltavo in quel periodo, soprattutto rock: dai chitarristi iconici quali Eric Johnson o Steve Vai fino ai Pearl Jam e Dave Matthews Band che in radio andavano forte. Quindi il mio gusto si è forgiato tra i brani che potevo cantare accompagnandomi con la chitarra e i grandi chitarristi che mi spingevano a migliorarmi nello strumento.
Al Dimeola è stato il primo che mi ha fatto vedere che cosa si può fare con la chitarra acustica e la musica strumentale. Anche se I miei gusti sono cambiati tanto in quasi 25, adoro il fatto che la mia “voce” sullo strumento si sia forgiata con tutti questi ascolti

E ora che vi conosciamo meglio vogliamo sapere tutto del vostro incontro artistico e del duo che vi ha visto suonare in giro per il mondo negli ultimi due anni

N: è una bella storia di collaborazione e, soprattutto, di amicizia.
Brad è stato mio insegnante per due anni, avevo circa vent’anni e lui arrivava dritto da Los Angeles, con una preparazione e una musica in testa che non avrei saputo trovare in altri. Mi ha aperto a un mondo e a un modo di pensare la chitarra veramente unico.
Da li siamo diventati amici, da allievo e maestro abbiamo cominciato a collaborare assieme lui nelle mie band e io nelle sue in brevi soggiorni in Italia e Usa. Dopo quasi 10 anni di maturazione artistica siamo arrivati quasi contemporaneamente alla consapevolezza con la chitarra acustica. Era quello che andava fatto e nel momento giusto abbiamo cominciato a imbastire un disco per due chitarre, quasi per gioco.

”Reflections” e’ il risultato di questa vita on the road, cosa vi ha guidato nella composizione e nell’esecuzione dei brani?

N: Arrivavamo da Wanderlust, un album legato ai nostri viaggi in giro per il mondo che abbiamo avuto la fortuna di fare per questo nostro mestieri. Le canzoni erano un mix di idee arrangiate assieme. Reflections è nato (tranne la title track) durante i due mesi di tour di Wanderlust, nella maniera più fluida, onesta e genuina possibile.
Show, chilometri, posti nuovi, qualche ora a riposare e tante ore a condividere vita e musica: ci siamo volutamente presi tempo per poter scrivere tra un concerto e l’altro. È stato un procedimento fortunato, scrivevamo il pezzo e la sera stessa senza paura lo provavamo live. A fine brano la gente non credeva lo avessimo scritto il giorno stesso o nei giorni precedenti.

E’ stato definito un album di musica “cinematografica” una colonna sonora di un film che ogni ascoltatore si puo’ proiettare nella sua fantasia ascoltandolo, voi che lo avete composto quali immagini, sequenze, scene, associate ai vari brani dell’album?

N: bella domanda. Credo che una risposta unica per entrambi non ci sia. Ho cominciato a godermi realmente la composizione dopo innumerevoli live a suonarle e risuonarle. Quando il gesto tecnico è diventato naturale ho cominciato a dare immagini più definite, eteree. Sono legate a luoghi che ho visto, cerco di dare un’immagine consona alle note. Si parla di deserto, di montagna e delle sensazioni che mi da frequentarla in solitudine. Natura più che altro.
Un aneddoto particolare: abbiamo composto 4 brani del disco in una sessione di 4 giorni sulla montagna veronese, la Lessinia. Ci siamo isolati totalmente, godendoci i ritmi della natura, i “miei” alti pascoli della Lessinia e ore a suonare senza regole. C’è un pò di quel mondo, per quanto mi riguarda, nel disco.

L’abum e’ stato pubblicato il 15 Maggio, appena alla fine del Lockdown, come sono stati questi due mesi considerata la difficolta’ a suonarlo dal vivo e portarlo in giro in promozione?
Iniziate ad avere date per i prossimi mesi? state organizzando un tour?

N: Vivo gli album come un’immagine onesta dei protagonisti di quel disco in un dato momento della loro vita, l’album andava lanciato in ogni caso, anche se dal punto di vista promozionale e di concerti non ha avuto molto senso. Non ci sono state prospettive buone fin dall’inizio del lockdown e ora come ora non possiamo frequentare i rispettivi paesi.
La musica tornerà e torneremo a suonarla live in Europa e Stati Uniti, purtroppo per i contesti in cui suoniamo e abbiamo suonato finora (piccoli teatri, club jazz e house concerts) i rischi sono ancora molto alti. Continuiamo a lavorare e a proggettare, quello che siamo ora è qualcosa di diverso e sicuramente più evoluto di quello che eravamo un anno fa.

Brad, cosa ne pensi della scena musicale europea? che differenze riscontri con gli stati uniti per quanto riguarda gli spazi che ha la musica acustica strumentale dal vivo? avete registrato in Italia, cosa ne pensi del risultato?

B: Per me la risposta ad entrambe domande è abbastanza simile. Quando si suona una musica di nicchia bisogna cercare i locali, il pubblico, e pure gli studi e fonici che sono interessati in quello che fai.
Siamo molto fortunati ad aver trovato bellissimi locali per la nostra musica sia in Europa che in America: teatri, scuole e università, concerti privati, etc.
Abbiamo registrato Reflections con Luca Tacconi da Sotto il Mare Recording Studio appena fuori Verona. Il suo entusiasmo ha reso veramente unica la nostra collaborazione. Centra molto di più con chi lavori più che il fatto che uno sia italiano o Americano o altro. Sono orgoglioso del risultato perché rappresenta davvero la musica che ho in testa quando compongo o suono con Nicola.

E tu Nicola, come paragoni la tua esperienza in Europa a quello che hai sperimentato nei tuoi concerti negli Stati Uniti?

Gli Stati Uniti rappresentano una sorta di chimera per noi musicisti europei. Credo fermamente che, al di la delle difficoltà che esistono ovunque nello sviluppo di una carriera artistica, negli States si viva la musica acustica in generale con rispetto storico. Alcuni dei generi che ci hanno sempre ispirato, i grandi classici bluegrass e folk sono nati li e fanno parte del DNA di un’america che abbiamo la fortuna di frequentare. Amanti dello strumento, ospitali organizzatori di house concert, appassionati ascoltatori e collezionisti di dischi, studenti universitari di musica con un attenzione veramente commovente.

Al di la dell’attivita’ in Duo mantenete anche un’attivita’ solista? che progetti avete?

B: Io e due partners abbiamo un’azienda chiamata NH Music Collective dove facciamo produzioni, svillupo artistico, e booking per artisti nella nostra zona. Non esco con musica solista al momento peró sono produttore e arrangiatore per altri progetti, e suono chitarra come turnista per altri artisti regionali.

N: Lavoro come turnista da tanti anni. Sono stato in giro in lungo e in largo con Paolo Meneguzzi da dieci anni a questa parte, ora siamo naturalmente fermi come il 90% delle tournée. Oltre a Paolo ho lavorato negli ultimi anni come chitarrista e band director con Marco Carta.
Sto lavorando live con Samuele Rossin, con il quale porto avanti un sodalizio artistico da tanti anni. Cover in acustico di alto livello, sia in duo che in formato allargato a quartetto/quintetto. Oltre a questo lavoro in studio per qualche session, sia compositiva che musicale.

E come Duo dove vi portera’ “Reflections”?

N: Reflections è una conquista compositiva e timbrica. Le composizioni hanno preso una nuova strada, abbiamo abbattuto “Il muro” imparando a comporle assieme, mettendo da parte il nostro ego e pensando come compositori. Il nostro suono è andato definendosi, oltretutto lasciami citare Luca Tacconi, il nostro tecnico e titolare del “Sotto il mare Recording studio”. Ha saputo registrare con rispetto e grande partecipazione artistica, è stato un terzo elemento fondamentale per Reflections.

Parliamo un attimo di strumentazione con qualche dettagli per i piu’ nerds che ci stanno leggendo (noi chitarristi siamo tutti un po’ nerds quando si parla di gear). Che chitarre suonate? come le amplificate dal vivo? come sono state registrate in studio?

B: In questo duo mia chitarra principale fino ad ora è stata una Waterloo WL-JK Deluxe Indian Rosewood con la K&K Trinity Pro System (line + mic internale). La altra chitarra che porto in tour ora è una Collings D2HA dreadnought con la stessa sistema elettronica. Questa sarà la chitarra principale nei 2 prossimi progetti nostri!
Come guitar nerd è difficile limitarsi a una marca sola di strumento ma mi trovo completamente infatuato con le chitarre Collings e loro altra linea Waterloo. Sperimento tanto con la strumentazione ma in studio uso la L.R. Baggs Align Reverb e la Neunaber Wet Reverb. In mano c’e sempre nostrio plettro “Wanderlust” da Pleks Handmade Picks a Roma. È un vero onore avere un plettro fatto a mano a posto per noi e nostro stile di musica

N: sono un grande amante del suono Martin. Ne ho usate due in questo disco, una 000 18 e la mia amata 0021 NY del 1964, chitarra trovata in Usa e che è diventata la mia prediletta. Entrambe sono amplificate con sistema K&K Trinity, con preamp esterno. È un sistema molto reattivo di pastiglie a contatto e microfono interno, con uscite gestibili separatamene da preamp. Menzione speciale per il nostro plettro, costruito da Pedro Scassa per Pleks Handmade Picks. Un vero e proprio equalizzatore fisico, in un materiale (il Derlin) che risponde dando un suono veramente unico alle corde.
Dal vivo non uso molto, una D.I. Fishman Platinum e uno o due riverberi in catena (LR Baggs Align Reverb e Wet Stereo Reverb della Neunaber)
È fondamentale dal vivo il rapporto con il fonico. Mi serve dinamica, bassi presenti, zero compressione e chitarra al limite del feedback sui bassi, dove posso decidere io quanta presenza e quanta dinamica dare. Quando viene a mancare un buon rapporto con il fonico tutto il resto (chitarra, preamp, pedali) non servono quasi a nulla. Ma sono sicuro che i chitarristi che ti leggono sanno bene di cosa parlo!

E per concludere, cosa vi ha dato la dimensione del duo rispetto a quello che vi dava la vostra naturale dimensione solista? Quanto questa collaborazione vi ha fatto crescere come musicisti assimilando un po’ l’uno dell’altro? c’e’ qualcosa in particolare che avete imparato dall’altro e che potete citare?

N: il progetto con Brad è il primo vero e proprio progetto dove c’è Nicola al 100%. Comporre musica propria e lavorare per fare arte mi ha messo in pace con me stesso, non c’è bisogno di confronto con altri musicisti quando trovi una tua strada onesta e originale per fare arte.
Brad è uno dei miei guitar hero. Suonare con un musicista del suo calibro è una lezione, oltre che a una spinta oltre i propri limiti.

Dico in inglese che “music is life”. Senza contesto sembra banale o cliché pero intendo che ogni cosa che fai, pensi, credi nella vita diventa una parte della storia che racconti tramite la musica. Ho imparato tanto da Nicola perche condividamo la vita come fratelli. Parliamo spesso, anche da 2 continenti, e condividiamo pensieri profondi, battute stupide, e tanto in mezzo. Abbiamo interessi in comune come trekking e le montagne, “wanderlust” che è nostro voglio di scoprire la vita viaggiando il piu possibile, e ovviamente la passione per la musica. Cresco in continuo grazie a lui e questo duo.

Grazie ancora per essere stati disponibili a questa intervista! spero che appena il tour sara’ organizzato mi facciate sapere il programma completo che con molto piacere diffondero’ con guitarblog.it per far si che i nostri lettori possano apprezzare anche dal vivo i magnifici brani di “Reflections”

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